Continua il Festival Nuove Drammaturgie Indipendenti nel chiostro comunale di San Severo, con uno dei migliori performer della nuova drammaturgia in Italia: Daniele Timpano. L’attore romano ha portato in scena “Ecce Robot: cronaca di un’invasione”, una produzione amnesiA vivacE, in collaborazione con Armunia festival Costa degli Etruschi. Il testo è liberamente ispirato all’opera del giapponese Go Nagai, padre di Mazinga, Goldrake e Jeeg Robot, ed è il divertito ed autocritico racconto di una generazione cresciuta davanti la tv. "Ero bambino, tra gli anni '70 e '80, quando arrivarono in Italia i primi cartoni animati giapponesi - racconta Timpano - era l'Italia delle stragi, del rapimento di Aldo Moro, delle brigate Rosse e dell'ascesa di Silvio Berlusconi e delle sue televisioni, ma questo io non lo sapevo ancora". Timpano è paragonabile ad un pentolone di terracotta con dentro un gustoso minestrone; come tale, egli è un mix di ingredienti: eclettico, nevrotico, abile nella mimica, ironico, istrionico. “Ecce Robot” è un lavoro ricco di informazioni: “Ho letto manga, saggi sull’argomento come quello di Marco Pellitteri “Mazinga Nostalgia” – dice Timpano - ho usato internet, visto tutte e novantadue le puntate di Mazinga, ho cercato articoli di giornale dell’epoca”. La scena è spoglia di elementi: c’è solo una sedia. Lo spettacolo è la storia “dell’invasione” dei cartoni animati giapponesi in Italia, figli di un’industria culturale di basso costo che ha fatto breccia nella cultura “sanremina, democristiana e perbenista” del tempo. Un monologo interrotto solo dalla ricostruzione delle puntate di Mazinga Z, mimate fisicamente su una base in playback pre-registrata, dove l’artista interpreta tutti i personaggi, con un gioco luci di supporto davvero ben congeniato. Non sono presenti musiche tranne le sigle di apertura e chiusura. L’attore diviene egli stesso un robot che narra la storia di quell’Italia in cui prendeva sempre più piede la televisione commerciale, in cui giornalisti e genitori diedero vita ad una crociata contro i cartoni animati giapponesi, colpevoli di minacciare il benessere mentale dei ragazzi e la serenità delle famiglie. Uno spettacolo intenso, veloce che rapisce l’attenzione del pubblico e ne chiede in riscatto sacchi di lacrime e risate. “Sono meticcio: la mia mamma è giapponese, il mio papà è Berlusconi – dice Daniele Timpano, che conclude con una frase del regista Marco Ferreri - viva Mazinga! Lasciamolo vedere ai bambini, tanto non sarà lui a farli rincretinire”.
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